Sotto il Parco Regionale dei Monti Simbruini la scoperta di un gruppo di speleologia: la grotta più estesa del centro Italia e un fiume sotterraneo di acqua purissima
Trevi nel Lazio, agosto 2006 – Un’immersione nelle viscere della più estesa grotta del centro Italia. Questo il sorprendente risultato della 3° campagna di ricerca ed esplorazione speleosubacquea, condotta dal gruppo T3 (autore delle foto qui riportate), della risorgenza denominata La Foce, sita nel Parco Regionale dei Monti Simbruini .
“Ci troviamo di fronte ad un sistema idrico di rilevanza nazionale e di dimensioni uniche a livello dell’intero centro Italia” afferma il responsabile scientifico del progetto, il geologo Giorgio Caramanna, dottorando presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Le operazioni si sono svolte dal 23 al 26 Giugno ed hanno impegnato una decina di esperti speleosubacquei e geologi dell’Università, che hanno impiegato tecnologie all’avanguardia per l’esplorazione subacquea. La grotta è caratterizzata da due parti distinte: un ramo quasi orizzontale, molto scenografico, dalle ampie volte e ricco di stalattiti e stalagmiti ed un ramo profondo, costantemente allagato, esplorato dai sub per circa 750 metri dall’ingresso della grotta e fino ad una profondità record di 105 metri, e che sembra proseguire ancora per molto nelle viscere della terra.
Un vero e proprio fiume sotterraneo, che scorre e riempie totalmente la cavità rocciosa e che ha lasciato stupefatti gli speleosubacquei, sia per l’estensione e la spettacolarità della conformazione, con sabbia vulcanica nera ai margini del fondo di calcare chiaro – tipo spiagge di Stromboli o Vulcano – sia perché, contrariamente a quanto si pensa, laghi e fiumi sotterranei sono un evento piuttosto raro in natura. Una precedente spedizione francese non era andata oltre i 50 metri di profondità. Attualmente l’esplorazione è ferma lungo una condotta inclinata, le cui dimensioni lasciano ipotizzare che la cavità prosegua ulteriormente sia come sviluppo che come profondità. Questo fiume potrebbe costituire una riserva d’acqua di dimensioni uniche in Italia.
L’esplorazione in totale sicurezza oltre tale livelli, immersi in acqua a temperature vicine ai cinque gradi, necessiterà di una preparazione e tecnologie ancora più evolute di quelle finora utilizzate. È quanto si propone il gruppo di speleologi che, infatti, presenterà, oltre alle risultanze descritte, un progetto per continuare il proprio “viaggio al centro della terra“.
Negli ultimi anni diversi gruppi speleologici del Lazio hanno contribuito in modo determinante alla conoscenza dell’area del Parco dei Monti Simbruini, costituito da grotte, doline e inghiottitoi che rivelano la natura carsica del territorio: una vera e propria spugna calcarea che assorbe le precipitazioni e le acque di scioglimento delle nevi.
Questo è il parco del più maestoso Appennino laziale, ma anche il parco dell’acqua. Il nome stesso del massiccio deriva dal latino sub imbribus, “sotto le piogge” e sottolinea la ricchezza d’acqua del territorio, che da sempre ha costituito una riserva preziosa per gli abitanti dei luoghi limitrofi: ancora oggi gli acquedotti del Simbrivio e dell’Acqua Marcia servono milioni di persone in ben 56 comuni, tra cui la stessa Roma.