Trevi deriva il suo nome dal termine treba (trivio) per la sua posizione su tre importanti vie di comunicazione; la seconda parte è stata aggiunta dopo l’unificazione nazionale.
Gli Equi popolarono questa terra fin dall’epoca arcaica. Furono poi sottomessi dai romani che utilizzarono il territorio per l’allevamento che divenne intensissimo nell’ager trebensis, rimasto sempre sotto la diretta giurisdizione imperiale, donde il nome di Treba Augusta, città di cui restano numerose vestigia: alcuni templi, di cui rimangono resti dei podii, una cinta muraria, riutilizzata nel Medioevo, l’antico sistema fognario, diverse fondamenta di ville rustiche e l’Arco di Trevi, posto al confine fra i territori degli Equi e degli Ernici (Vedi foto).
Con le invasioni barbariche questa zona, lontana dalle strade principali e protetta dai monti, fu intensamente abitata. Passato questo periodo, la popolazione scese a valle con conseguente abbandono delle fiorenti attività locali: nel 1060 scomparve anche la diocesi trebana che venne annessa a quella anagnina. Nel secolo Xl la comunità trebana, una universitas partecipata da diversi condomini, dovette difendersi anche dall’ingerenza dei monaci di Subiaco che si stavano espandendo verso l’altopiano arcinate e miravano a porre sotto controllo la città di Trevi. Il progetto riuscì dopo lungo tempo; prima Trevi fu sottoposta alla signoria dei de Comitibus (Conti di Segni) e poi ai Caetani, ma il persistente malgoverno feudale ne determinò la cacciata nel 1471. Tuttavia Trevi divenne feudo sublacense, rimanendo totalmente soggetto agli abati a partire dal 1638. Il governo commendatariale non fu dissimile dai precedenti, ma i trebani dovettero trovare un modus vivendi con esso dato che qualche volta presero le difese anche del monastero sublacense. La comunità non fu mai prospera poiché la maggior parte della popolazione, anche a causa dell’allevamento transumante, era costretta ad emigrare stagionalmente verso le pianure pontine e romane.
Alla metà del Settecento, cessato il governo abbaziale, Trevi rimase soggetta direttamente al governo pontificio e visse con una certa partecipazione le vicende politiche dell’occupazione francese e, in seguito, dell’unificazione nazionale.
Durante la seconda guerra mondiale, malgrado la posizione appartata, fu coinvolta in alcune vicende belliche fra le quali un imponente rastrellamento tedesco che sequestrò l’intera popolazione e i numerosi sfollati. Durante gli anni del dopoguerra il paese ha vissuto un profondo tracollo demografico a causa dell’abbandono di molti abitanti in cerca di lavoro.
Trevi sorge al centro di un’ampia vallata dei monti Cantari, in cui scorre il fiume Aniene, oggi sbarrato da una diga che forma un lago artificiale per la produzione di energia elettrica.
Il paese è composto da tre zone: l’antico abitato arroccato sul colle la Civita, una cinquecentesca detta “in mezzo alla terra”, una terza fuori le mura rinascimentali, sviluppatasi in epoca recente. Ai confini comunali è l’area turistica degli Altipiani.
Una piccola strada “Mezzo la terra” separa il paese antico sull’alto colle dalla parte sviluppatasi in epoca recente.
L’intero abitato conserva un assetto che potrebbe definirsi romano in quanto sono riconoscibili il cardo e il decumano maggiori. L’area sommitale è caratterizzata dall’imponente Castello Caetani. Attorno al nucleo abitato sorge ancora la cinta muraria romana sovrastata da quella medioevale con diverse torri, quadrate e circolari, e qualche varco, oggi allargato. Ci sono stati molti interventi di ammodernamento, fra cui una pavimentazione dei primi anni del XX secolo che sostituisce quella ottocentesca a sampietrini di calcare.
La zona di scollinamento è formata da abitazioni quattro-cinquecentesche, fortemente rimaneggiate. Il centro storico presenta anche qualche palazzo del Sei-Settecento e termina a Porta Napoletana, detta in passato Porta Maior, attraversata dalla via Maior, che congiungeva la rocca con la città romana, adagiata sulla riva destra del fiume Aniene, ove, alla confluenza col rio Suria sorgeva la cattedrale, dedicata a San Teodoro.